Real Albergo dei Poveri – Palazzo Fuga

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Il Real Albergo dei Poveri a Napoli, conosciuto anche come Palazzo Fuga, ospiterà molti reperti provenienti dai depositi del Mann – Museo Archeologico Nazionale, non accessibili quindi ora al pubblico. Lo ha annunciato, come riporta Repubblica, il direttore generale Musei del Ministero della Cultura Massimo Osanna durante il convegno Allestire l’archeologia. Progetti in corso e nuove proposte per i musei e i parchi archeologici nazionali che si è tenuto a Roma il 26 e 27 febbraio 2024 per illustrare e discutere di circa quaranta progetti studiati per realizzare ex novo o per rinnovare gli allestimenti di altrettanti musei e parchi archeologici nazionali di tutta Italia.

“A Palazzo Fuga non vogliamo replicare una collezione già ben raccontata nello stesso Mann: piuttosto, andremo a creare un luogo dedicato alla storia della riscoperta dei siti vesuviani, attraverso reperti, ma anche ricostruzioni, pannelli e supporti multimediali”, ha dichiarato Osanna.

Si verrà a creare una seconda sede del Mann, che occuperà due ali del Real Albergo dei Poveri, metà dell’anteriore e quella laterale sinistra; si estenderà per oltre ottomila metri quadri, e avrà almeno venti sale, un bookshop, un caffè e una terrazza panoramica al quinto piano. Saranno sette le sezioni museali: Scoperta, Scavi vesuviani (suddivisa nelle ulteriori sezioni Pre-unità, Post unità, 1964 a oggi), Vita quotidiana e tragedia e Pompei di carta.

“Inizieremo col riproporre digitalmente”, spiega Osanna, “l’eruzione vesuviana del 79 dopo Cristo”. “Lo scopo non è solo emozionare i visitatori, quanto far loro comprendere quanto sia cambiato il paesaggio campano dopo un evento di tale portata”. “Nelle sale attigue”, prosegue il direttore generale, “collocheremo veri e propri materiali eruttivi, cumuli di lapilli, ad evidenziare la seconda vita di Pompei, quella nascosta e sotterranea, quella dei saccheggi, fino all’avvio degli scavi ercolanesi. Prima quelli ufficiosi col conte d’Elboeuf nel 1709; poi quelli sistematici, voluti da re Carlo di Borbone nel 1738 e affidati a Roque Joaquín de Alcubierre nel 1738”.

Si passeggerà poi nella ricostruzione multimediale di un cunicolo borbonico e saranno ricostruiti interi edifici, completi di tutte le decorazioni, dalla Casa del Citarista a quella del Poeta Tragico, fino al Tempio di Iside. Una parte delle sale sarà inoltre dedicata ai grandi archeologi del passato, quali Giuseppe Fiorelli, Vittorio Spinazzola, Amedeo Maiuri.

Non mancherà inoltre uno spazio “contemporaneo”, dedicato alle immagini legate ai bombardamenti degli alleati sulla città, avvenuti nel 1943, fino alla crisi degli anni Novanta e Duemila, e alla rinascita col “Grande Progetto Pompei”. “Accanto a queste aree”, precisa Osanna, “disporremo in una sala estesa oltre 600 metri quadri, una serie di oggetti legati alla vita quotidiana, dagli arredi domestici, alle chiavi, fino ai piccoli fagotti d’oro e argento che le persone, sorprese dall’eruzione, provarono frettolosamente a portar via”.

Nella sezione Pompei di carta infine si troveranno tutte le pubblicazioni letterarie e scientifiche e le iscrizioni provenienti da Pompei, esposte “come in una quadreria barocca”.

Il progetto, su disegno dell’architetto Paolo Desideri, rientra nel Protocollo d’intesa siglato dal Comune di Napoli col Ministero della Cultura e finanziato per 158 milioni di euro. Il termine dei lavori è previsto per la metà del 2026.